Territorio
I territori: Asta, Sologno, Secchio, Poiano, Novellano, Morsiano, Minozzo, Gova, Gazzano, Febbio, Costabona, Cervarolo, Coriano e Santonio, Civago, Cerrè, Carù, Carniana, Villa Minozzo,Per Comune, in genere, si intende quella forma di organizzazione politica e giuridica manifestatasi in Europa dall’XI secolo e contraddistinta dall’affermarsi, più o meno rapido e completo, delle autonomie cittadine. Villa Minozzo è oggi uno degli 8100 Comuni della Repubblica Italiana; uno dei 341 della Regione Emilia Romagna, ma con alcune caratteristiche che lo contraddistinguono: per dimensione territoriale, per altitudine sul mare, per numero di centri abitati e per densità della popolazione.
Lo caratterizza una vasta superficie di 167,78 Kmq. su un’altitudine compresa fra i 395 metri del greto del fiume Secchia, a San Bartolomeo, e i 2121 metri del picco del monte Cusna; 18 frazioni, compreso il capoluogo, 52 località ben definite e 48 borgate, disseminate sull’esteso territorio. E’ delimitato, a sud, dai Comuni di Villa Collemandina e da quello di Castiglione di Garfagnana in Provincia di Lucca; ad est, dal Comune di Frassinoro, in Provincia di Modena, e da quello di Toano; a nord, da quelli di Carpineti e Castelnovo Monti e, a ovest, dal reggiano Comune di Ligonchio e dal lucchese Sillano.
La popolazione residente, nell’ultimo censimento, 2001, ha toccato le 4147 unità, con una densità di 24,71 abitanti per kmq. Contro i 181 dell’Emilia Romagna e i 192 della Repubblica Italiana. Nel primo censimento dopo l’unità d’Italia – 1861 – ne contava 4162, che salgono costantemente, nelle successive verifiche decennali, fino a toccare i 9501 abitanti nel 1931, il punto più alto della sua storia postrisorgimentale. Le distanze dal capoluogo sono notevoli. Da Villa Minozzo a Romita di Civago i chilometri sono oggi 18, per Primaore 17, per Morsiano (Costalta) 18. Si pensi alla situazione in cui versava la popolazione residente quando e fino al 1945, soltanto quattro delle 18 frazioni del Comune erano collegate da una strada rotabile: Carniana, Capoluogo, Minozzo e Costabona. Sulla direttrice per la Val Luccola, la strada raggiungeva il grottone, qualche centinaio di metri più avanti del mulino di Garfagno; su quella per Civago, la carrozzabile superava appena il ponte sul torrente Secchiello, a valle della borgata Governara della frazione di Asta. Qui, su un largo piazzale, a monte del Golfarone, giungeva il legname da lavoro, da ardere e il carbone vegetale, proveniente dalle boscaglie dell’alto crinale, trasportato da apposite teleferiche. Sulla direttrice per Gova e la valle del Dolo, infine, la strada toccava la località Le Grotte o baracca (vi sorgeva, appunto, un vero e proprio deposito in legno), a meno di un chilometro dall’abitato di Gova.
I servizi sociali e d’assistenza per la numerosa popolazione erano scarsi e limitati. Gli uffici pubblici concentrati nel capoluogo (unicamente quelli dell’anagrafe e dello stato civile decentrati a Gazzano fino al 1945). Così come quelli commerciali, con qualche limitata presenza in alcune località delle diverse vallate. Del resto, le funzioni degli scambi, degli acquisti e dei rifornimenti, avvenivano solitamente nelle importanti fiere di merci e bestiame che si tenevano nelle maggiori località della montagna: Toano (S. Giovanni), Carpineti (S. Vitale), Castelnovo Monti (S.Michele), Villa Minozzo (S. Giacomo) e di Quara, il 18 luglio. Prima dell’apertura dell’ospedale di Castelnovo Monti, da parte del prof. Pasquale Marconi, avvenuta il 17 maggio 1931, le esigenze sanitarie venivano soddisfatte dai nosocomi di Montecchio, Reggio Emilia e Sassuolo. Ma, unicamente nei casi più disperati, perchè i ricoveri ospedalieri e gli eventuali interventi erano a carico dei pazienti e potevano anche significare mettere sul lastrico la famiglia. Per la verità, il tentativo di erigere un ospedale a Villa Minozzo fu fatto negli anni venti. Quando, dopo il funesto e disastroso terremoto dell’otto settembre 1920, la munificenza della regina Margherita di Savoia fece pervenire, allo scopo, un consistente aiuto finanziario. Fu realizzato. Si tratta di una parte del locale che, attualmente, ospita la Scuola Materna Iori e Olmi. Ci pare che all’interno una lapide lo ricordi. Ma non entrerà mai in funzione. Il servizio medico, ambulatoriale e domiciliare era assicurato dai due sanitari, assegnati ad altrettante condotte: la prima, con sede nel capoluogo e la seconda a Gazzano sarà successivamente trasferita a Novellano e, più tardi , a Case Balocchi). Quest’ultima fu istituita nel 1860, con il Comune di Gazzano. Rimarrà, unitamente all’ufficio anagrafe-stato civile, anche quando, nel 1870, il Comune di Gazzano deliberò di riunirsi a Villa Minozzo (Memorabili le battaglie combattute successivamente dal prof. Umberto Monti, nativo di Cervarolo, per riaverlo, con sede a Piandelmonte).
Questa, in estrema sintesi, la situazione economico-sociale nel nostro Comune, fino alla metà del secolo scorso. Quando la mutua per i pochi operai dell’industria e l’istituzione di quella per i coltivatori diretti, con legge 22 novembre 1954, n° 1136, ammise ai benefici dell’assistenza obbligatoria la quasi totalità degli abitanti. Interventi dovuti, che venivano in parte a riparare i tanti torti, le tante ingiustizie subite, con uno spirito di sopportazione e una dignità ammirevoli e senza limiti. Fummo coprotagonisti di un roccambolesco trasporto di un’ammalata, gravissima, a rischio di vita, a Villa Minozzo, per consentirle di proseguire per l’ospedale di Castelnovo Monti. Si era in pieno inverno, forse dell’anno 1943. La neve alta, nessun automezzo del tempo in grado di salire al paese (la spalata era eseguita con prestazioni gratuite della popolazione residente, in tempi che non erano, di solito, rapidissimi). Fu predisposta la portantina, costituita da uno scaletto, equipaggiato da cuscini e coperte. Radunati i giovani disponibili, si scese al fiume e si risalì al capoluogo ove, il servizio pubblico (di Umberto Albareti che fu anche sindaco) la caricò e la trasportò all’ospedale. Si salvò. E’ uno dei tanti, innumerevoli episodi in cui era impegnato l’anonimo volontariato del tempo, a servizio di chi soffriva allora, come oggi, o forse più. Si pensi a quando gli angosciosi eventi accadevano nelle zone più remote e isolate del territorio. Sopperivano, sicuramente, le doti del solidarismo e della condivisione – sovente anche forzate – che favorivano la convivenza e il superamento delle innumerevoli ristrettezze in cui era relegata a vivere la numerosa popolazione. Sono, per fortuna, mutati i tempi.
Grazie alle provvidenze pubbliche, alla sensibilità di enti, istituzioni e alla generosità dei privati, le organizzazioni di volontariato dispongono di adeguati mezzi. Per ogni tipologia di interventi in favore del bisogno, delle esigenze di chi si trova in difficoltà, di chi soffre. Un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS), come la Pubblica Assistenza Croce Verde di Villa Minozzo, costituisce un sicuro presidio avanzato per il pronto soccorso, il pronto intervento in caso di calamità. E’ oggi una sicura garanzia per gli abitanti residenti, ma anche per coloro che, nel periodo estivo, vengono a raddoppiarne il numero. Per la sua efficienza, per la sua provata capacità organizzativa e per la sua sicura esperienza. I soci aderenti, nel 2006 sono stati 1320; i volontari impegnati, 242(200 a Villa Minozzo e 42 a Gazzano-Civago). Dispone di moderni e attrezzati mezzi: due automediche , una 4×4 e quattro ambulanze di cui due attrezzata per il fuoristrada (4×4). Le sedi operative (24 ore su 24) concentrate in due punti nevralgici del territorio. Il primo, nel Capoluogo, che oltre alla zona bassa del Comune serve anche parte di quella di Ligonchio (Piolo, Montecagno e Casalino), di Gatta di Castelnovo Monti , sino al bivio SS. 63; il secondo a Gazzano-Civago in cui staziona stabilmente un mezzo attrezzato, in grado di intervenire nella parte alta del Comune. Si tratta di una Pubblica Assistenza, di un’entità da preservare, da potenziare, da sostenere. Con le nostre materiali disponibilità, ma, soprattutto, con la vicinanza, l’attaccamento e la dedizione riservate alle cose più care e preziose.
di Romolo Fioroni
Costabona, Luglio 2007
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